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Cronaca
Castelcapuano addio
Giustizia in crisi - Terza puntata
di Fabrizio Cattaneo
Don Pedro de Toledo, marchese di Villafranca del Bierzo (1532 – 1553 ) tra il 1537 e il 1540, trasferisce il Tribunale della Vicaria, ed altri uffici giudiziari in Castelcapuano.

Fino al 1535, infatti, la giustizia veniva amministrata in diversi luoghi: la Gran Corte della Vicaria si trovava in un edificio della Vicaria vecchia a Forcella, il Sacro Consiglio nel chiostro di Santa Chiara, la Real Camera della Sommaria nella casa del marchese del Vasto, il Tribunale della Bagliva era sulle scale della chiesa di San Paolo, e il Tribunale della Zecca nel palazzo di fronte a Sant’Agostino. L’esigenza avvertita dal Viceré spagnolo,su istanza di avvocati e sudditi, era quella di accentrare in un unico luogo tutte le attività legate all’amministrazione della giustizia. Parte di Castelcapuano divenne carcere giudiziario per i nobili e per il popolo. Esso occupava tre livelli: il piano ammezzato era riservato ai nobili carcerati, il piano terra era destinato ai criminali comuni, i sotterranei ospitavano gli elementi peggiori.

Il carcere vero e proprio venne chiuso nel 1886, ma fino al novembre 1995, quando le sezioni penali lasciarono Castelcapuano, parte di esse restarono per i detenuti che dovevano assistere ai processi. Ancora oggi alcune gabbie fatiscenti fanno bella mostra di sé in alcuni angusti corridoi del piano terra e piano interrato.

La scelta di don Pedro de Toledo aveva indubbi vantaggi e motivazioni: semplificando l’accesso alle varie Corti, avvicinava la popolazione alla giustizia e non la faceva sentire una cosa complicata e nemica, dal punto di vista urbanistico consentiva lo sviluppo di un quartiere che, all’epoca, era al margine della città ( Castelcapuano posto a ridosso di Porta Capuana era al limite della cinta urbana), ed era altresì una scelta positiva dal punto di vista della sicurezza, sistemando insieme carcere e tribunale si evitavano i lunghi trasferimenti dei condannati, ed era infine più economico concentrare in un unico luogo tutte le esigenze logistiche della amministrazione giudiziaria. Con queste stesse motivazioni, da circa 30 anni si cerca di unificare al centro Direzionale la “cittadella Giudiziaria”.

Purtroppo però come molte cose napoletane, quando finalmente concluse e finite, se concluse e finite, sono già degradate e obsolete, se non addirittura inutilizzabili. E’ vero che Castelcapuano mostra i suoi quasi 500 anni al servizio della giustizia ma “Solo apparentemente la situazione del Nuovo Palazzo di Giustizia al Centro Direzionale di Napoli si presenta migliore, in quanto una crescente inerzia nella gestione della manutenzione di tale complesso immobiliare sta determinando uno stato di decadimento difficilmente sanabile se non arrestato per tempo. Rientrano, ormai, nella casistica giornaliera episodi singolari che non dovrebbero verificarsi in edifici di così recente costruzione, quali, tra gli altri, frequenti “blocchi” di alcune ascensori indispensabili per il raggiungimento degli uffici ubicati nelle famose Torri, gocciolamento di acqua piovana nella cd. piazza coperta e finanche nelle stanze destinate alle camere di consiglio. A ciò devono aggiungersi i disagi arrecati, in un recente passato, dallo stato di agitazione proclamato di recente dal personale addetto alla manutenzione degli edifici giudiziari, che ha provocato, per alcuni giorni, il mancato funzionamento di quasi tutti gli impianti a servizio tanto del Nuovo Palazzo di Giustizia che di Castel Capuano.

Assenza di riscaldamento, limitatissima erogazione dell’energia elettrica, impraticabilità degli ambienti privi di luce esterna come i diffusissimi corridoi ed i servizi igienici, hanno costretto il Procuratore Generale presso la Corte di Appello a vietare, opportunamente, l’ingresso del pubblico negli uffici allocati nelle Torri del NPG per evidenti motivi di sicurezza (dagli ascensori si usciva nei vari piani nel buio più assoluto); tutto ciò ha determinato ritardi nelle udienze e persino, in alcuni casi, la sospensione della normale attività giudiziaria.

Tali disagi, gravissimi perché incidenti sul regolare svolgimento delle udienze sì da provocare rinvii di processi, anche in materie particolarmente delicate come quelle di criminalità organizzata, avrebbero certamente potuto essere evitati se solo il Ministero della Giustizia, nonché l’Ufficio Speciale per la Manutenzione degli Uffici Giudiziari, posto ormai alle dirette dipendenze del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria del Ministero, avessero seguito più accuratamente ed assiduamente tutte le fasi connesse alla definitiva stipula del contratto d’appalto per la manutenzione degli edifici giudiziari napoletani, come doverosamente si sarebbe dovuto fare attesa la rilevante importanza dell’oggetto del medesimo”
da http://www.magistraturademocratica.it/md.php/3/433 17-01-2004 - Sezione NAPOLI

Eppure fra ignobili e basse convenienze di bottega, esigenze vere e finte necessità, occhi chiusi e leggi disapplicate, questo pazzesco trasferimento si farà. I risultati si vedranno fra poco, tracollo dell’ordine pubblico e della economia del quartiere Forcella, già fra i più degradati della città, lite furibonda fra quale assessorato, sovrintendenza o altra amministrazione pubblica dovrà utilizzare Castelcapuano, si sentirà di tutto: museo degli orrori o di arte moderna, biblioteca o centro studi, tutti diranno la loro nessuno farà nulla ed il vetusto Tribunale cadrà nell’oblio e nella fatiscenza come il palazzo Fuga per oltre 50 anni. Inoltre si assisterà all’ingorgo totale al centro direzionale per mancanza di parcheggi adeguati, ed al blocco totale delle udienze per la impossibilità di accedere ai 13 e più piani destinati ad aule anzi “aulette” di udienze. E’ vero forse ogni magistrato avrà la sua stanzettina e computerino, ma ciò non basta :gli spazi progettati per una utenza di oltre tenta anni fa oggi non bastano neanche per un piccolo tribunale del circondario.

L’edilizia giudiziaria è stata vista come una sorta di edilizia popolare, materiali scadenti e sfruttamento intensivo degli spazi, assoluto disinteresse dei “sudditi disamministati” che dovranno girovagare a piedi fra piani bui (già accade nel tribunale penale), nei quali entra pioggia, freddo, intonaci scrostati, assoluta inosservanza delle varie leggi antinfortunistiche.

Al contrario di Castelcapuano, difficilmente questi edifici potranno essere utilizzati per oltre 500 anni, e saranno un altro monumento all’inefficienza della classe politica napoletana. E mentre in Castelcapuano i fantasmi dei condannati e degli avvocati girano ancora fra le millenarie stanza levando gli uni i loro lamenti, e gli altri la voce per le arringhe, nella torre A al centro direzionale avvocati, magistrati e semplici cittadini, a migliaia quotidianamente, si agireranno come fantasmi fra i piani levando il quotidiano e solito napoletano lamento : “ si stava meglio quando si stava peggio”. 
3/5/2006
  
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