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Calcio
La favola di Maradona
La sua storia a puntate – 146
di Mimmo Carratelli
Que viva Mexico! Dove c’è un calciatore che dà l’addio e ha bisogno di una mano, ecco che corri, Dieguito, anche adesso, col pancione e tutto. E le notizie dicono che sei a Città del Messico per onorare e adornare l’ultima partita di Carlos Hermosillo che ha 37 anni, ha giocato a pallone vent’anni, è stato un asso della nazionale messicana, e smette in questo marzo del 2002.

Immagini in tv. Accidenti, come sei ingrassato, pibe. Ma la faccia, benché piena, è quella di sempre, almeno gli occhi con quei lampi di furbizia e di ironia, e la lingua, poi, saettante con i tuoi giudizi perentori. “Preferisco dieci volta la Cuba di Castro all’America di Bush”.

Poiché sei sempre tu, arrivi allo stadio Azul in elicottero e con 40 minuti di ritardo. Ti prendi i fischi che meriti. Ma, poi, in campo dispensi alcune delizie e i 45mila spettatori dimenticano il ritardo e ti applaudono.

Che cosa saresti ancora, a 41 anni, ma senza tutto quel grasso addosso e i problemi del cuore, e la droga, maledetta droga, che cosa saresti ancora in campo in questo calcio di robot in cui non nasce più una stella e il giocatore più reclamizzato è Luis Nazario de Lima, detto Ronaldo, detto anche “il fenomeno”. L’abbiamo visto nell’Inter il brasiliano di Rio de Janeiro a ventuno anni. Ne ha fatti di gol, ma, se lui è un fenomeno, tu che cosa sei stato?

Dunque, Città del Messico. La squadra del Club Azul e quella degli amici di Hermosillo. Ci sono anche Jurgen Klinsmann e Ivan Zamorano. Giochi 38 minuti per la nostalgia di chi ti ha voluto bene. Colpi di tacco, assist e un tiro in porta. Da fermo, nessuno ha la tua capacità di incantare il pallone. Finisce 5-5. Carlos Hermosillo ringrazia. E’ stata una bella festa.

Più bella è quella che ti concedi dopo, una settimana messicana tutto compreso, cioè compresi un check-up in ospedale, le pizze al ristorante, gli schiamazzi in albergo, un’intervista concessa per 25mila dollari e la partecipazione alla trasmissione televisiva “Otro Rollo”, inseguito e coccolato. Nello studio tv, ti destreggi da par tuo fra due sventole bionde.

A Napoli e al “San Paolo”, diventato una valle di lacrime, siamo in serie B, succedono cose altrettanto clamorose. Ti ricordi di Giorgio Corbelli, il nuovo presidente del Napoli che hai incontrato a Roma l’anno scorso? La novità è questa: l’hanno arrestato. Associazione a delinquere finalizzata a truffa, falso, ricettazione e riciclaggio per la televendita di 27mila serigrafie del pittore napoletano Cascella. Pare sia tutta una montatura. Corbelli è a Regina Coeli. Dice che, se non fosse stato presidente del Napoli, non avrebbe passato questo guaio.

Caro Dieguito, un presidente arrestato, colpevole o innocente che sia, non l’avevamo mai avuto. In attesa di dimostrare la sua innocenza, Corbelli dice che non tornerà più a Napoli e vuole vendere il Napoli. Chissà dove finiremo, pibe.

Intanto, è l’anno dei Mondiali in Giappone e Corea. Hanno invitato Pelè e, stavolta, i giapponesi ti consentono di sbarcare a Tokyo. Otto anni fa, per la tournée della nazionale argentina, non ti avevano voluto bollandoti come un drogato. Ci hanno ripensato. Sbarchi in Giappone e ti togli il solito sassolino dalla scarpa: “Non potevano fare passare me per un delinquente dopo avere permesso agli americani di venire qui a giocare la Coppa, loro che hanno tirato la bomba atomica su Hiroshima”. Bella botta, Diego.

Scortato da Guillermo Coppola, ti sistemi nella suite di un albergo-grattacielo. Non hai molta voglia di vedere le partite. “La Coppa del mondo? Ora voglio giocare solo a golf”. Il tuo pronostico è: “Brasiliani più fantasiosi e dunque favoriti, ma tedeschi duri a morire. Io persi una Coppa per colpa loro e ne so qualcosa”.

Pronostico azzeccato. A Yokohama, la finale mondiale è Brasile-Germania (2-0). “E’ stato un brutto mondiale, muy flojo, molto basso. Si gioca troppo, i calciatori si rompono. La finale è stata la degna conclusione di un campionato mediocre. Ho visto la peggior Germania di tutti i tempi e un Brasile scadente, di solisti. Un grande goleador, Ronaldo. A me sono piaciuti Rivaldo e Roberto Carlos. Mi ha divertito la Corea nella prima fase”.

Chiudiamo un altro anno. Hola, pibe.
29/3/2006
  
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