Spettacoli
Tony Cercola, Capone & BungtBangt, Ciccio Merolla in concerto
Tra ritmo, ambiente e società
di Eva Casciello
(da: Magazine Culture )
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Napoli - Partiamo
da chi ha fatto la storia della musica ritmica nella nostra terra: Tony
Cercola. Quest’uomo ha una carica e un’energia indomabili, lui, un
personaggio che ha attraversato l’epoca d’oro della canzone d’autore
e del Neapolitan Power, i cui membri maggiormente di spicco (Edoardo
ed Eugenio Bennato, Tony Esposito, Tullio De Piscopo, Pino Daniele)
videro un Tony Cercola esordiente muovere i primi passi verso la sua
lunga carriera musicale.
Munito delle sue “buattelle”, strumento degli
esordi, le ha mostrate con orgoglio agli spettatori, dimostrando così
che se si crede davvero in qualcosa e si lotta per ottenerla, il
risultato non tarderà ad arrivare. Bellissimo il timbro della sua
vocalist argentina, Ana Rita Rosarillo, la cui voce talvolta sembrava
un’eco lontana che faceva risuonare antiche melodie.
Diversi i
riferimenti all’impegno sociale, come il brano “Gaucho” dedicato
all’Argentina, e l’eco balcanica che parla di un tema fortemente sentito
in questo periodo, ma al contempo antichissimo: l’immigrazione.
Tony
Cercola e la sua band, completa di sax, batteria, chitarra, fisarmoniche
e bozuki (strumento greco), che dal golfo di Napoli ha viaggiato nel
sud, ha attraversato l’Africa, fino ad arrivare in Argentina, con
l’obiettivo di giungere alle varie culture partendo dalle proprie
radici.
Non sono mancati i riferimenti al sociale da parte del
percussionista, che ha invitato il popolo a riprendersi con forza la
propria dignità.
L’impegno sociale ha così ceduto il passo a
quello ambientale, presentando sul palco i Capone & BungtBangt: una
band particolarissima, che costruisce i suoi strumenti unicamente sulla
base di oggetti riciclati.
E non solo: perfino i testi presentano
temi pro-ambiente (“lisca di pesce, dove finisce una lisca di pesce/tra
nubi tossiche/quale tra i tantissimi prodotti dell'ingegno/sarà quello
che più di tutti lascerà il suo segno…”), e non finisce qui: invitano a
dar credito a quella “roba che ci abita dentro” (i sentimenti), a
incontrarsi umanamente tra popoli, a pensare che “abbiamo tutti lo
stesso sangue”.
Dal loro incredibile armamentario, sono stati creati
degli strumenti che lasciano senza parole. In un clima di grande
energia, convivono insieme ritmie africane, rap, hip hop, soul-pop.
Chi
l’avrebbe mai detto che degli oggetti apparentemente inutili e da
buttare via potessero diventare dei veri strumenti musicali? Ecco così
nascere lo "scatolophon", la"scatulera", il"vongoliere" (gusci di cozze e
vongole), oppure lo "Yozzù" (al posto del kazoo).
Per le percussioni si
utilizza qualsiasi cosa, ma soprattutto bidoni metallici, taniche di
plastica, coperchi. Naturalmente, la Tamburriata non poteva essere
suonata altrimenti: con un bidone, e il risultato è stato fantastico
poiché questi ragazzi sono davvero bravi: ascoltare un loro concerto dal
vivo non fa bene solo all’ambiente, ma anche al nostro buon senso.
Il ritmo
non termina qui. È la volta dell’esibizione di Ciccio Merolla,
accompagnato dalle voci di Zaira e Marcello Coleman, per dar vita a uno
spettacolo ricco di sperimentazioni. Il nome di Merolla non passa
inosservato, avendo collaborato con nomi di spicco nel panorama musicale
partenopeo, come Senese, Bennato, Gragnaniello.
In rap napoletano,
Merolla pensa bene a ciò che dice, infatti i suoi testi hanno sempre
qualcosa di profondo da raccontare. Le sue percussioni si sposano con
ritmi etnici, funky, hip hop e techno, e anche con ritmi sacri e
tribali.
In sintesi, una serata cadenzata dal ritmo della consapevolezza: tra società, ambiente e cultura.