Torna alla ricerca 5 SIRIGU
A riposo Buffon, che avrebbe salutato gioiosamente l’Irlanda (Eire, Eira, alalà), gioca il portiere di Nuoro che fa la riserva nel Psg (c’è qualcosa di Nuoro oggi nel sole). Grande deviazione in corner (20’), qualche presa alta, ma sul gol è anticipato di testa da Brady.

6 BARZAGLI
Lo chiameremo Andrea avrebbe detto De Sica e così si chiama. L’Irlanda sarà solo una verde speranza, ma è meglio non smontare del tutto la difesa juventina. Barzaglione va spesso a battagliare con Hendrick e McLean. Un solo errore: la palla a Long all’inizio.

5 BONUCCI
Nel nome, Leonardo, un destino da Vinci, ma stavolta perde. Nella vasca a -110 gradi il segreto della freschezza. A lui Conte non rinuncia anche se diffidato. L’arbitro gli risparmia due volte il “giallo” che l’avrebbe escluso dagli ottavi. Gara mediocre.

5 OGBONNA
L’Angelo nero nato a Cassino da genitori nigeriani, altissimo (1,91), purissimo ma non lievissimo. Con le gambe delle sette leghe tampina e si aggroviglia con Long, soffre contro McGeady. Non una sicurezza, ma se la cava alla meno peggio, visti gli altri azzurri.

4,5 BERNARDESCHI
Ciuffo laterale alla Nicola Berti, cerca di fare della partita il suo capolavoro, la cupola del Bernardeschi. Fallisce. Contro Ward finte e controfinte (Ward come dondolo), ma è tutto fumo. Fallo da rigore su McLean, graziato (44’). Fuori al 60’, era tempo.

4,5 STURARO
Sturaro humanum est. Un osso in più sulle due tibie, operato, stampelle per un anno, poi, più di Lazzaro, si rialza e corre. Nato a Sanremo, la sua partita è un festival di entratacce. Errori, dribblato, mai baluardo, ma solo barchetta alla deriva contro la furia irlandese.

4,5 THIAGO MOTTA
Un bisnonno del Polesine lo consegna all’Italia sottraendolo al Brasile. La solita prestazione senza personalità. Si nota raramente. Qualche tocco in appoggio, ma soprattutto vaga per il campo in cerca della posizione più favorevole che non trova mai.

5 FLORENZI
Vindice, gonfia il petto. “Ci davate per mediocri”. È vera boria? Ai posteri l’ardua sentenza. Ieri, mediocrissimi. Guai ai vindici. Alessandro poco magno (1,73), nipote di nonna Aurora, produce qualche giocata di prima, non incide mai sul match. Fallisce una netta occasione

4,5 DE SCIGLIO
Bloccato e saltato da Coleman è il fu Mattia De Sciglio. Sulla sua corsia, l’Irlanda va come vuole e Coleman viene avanti in continuazione. Un salvataggio in corner davanti a Sirigu ed è tutto. Normale che vada fuori nel finale. Presenza inutile.

5 IMMOBILE
Con Zaza ricompone l’attacco degli ignoranti. Così si definiscono. L’Italia è Immobile qual piuma al verde di gol. Una conclusione fuori nel primo tempo, unico lampo. Sovrastato da Duffy (1,93). I centrali irlandesi hanno giocato sempre uno contro uno, con successo.

5 ZAZA
Testa rasata e calda, lo chiamano Follia. Poca follia nel primo tempo, neanche un tiro, sovrastato da Keogh. Nella ripresa una girata fuori di poco. Esce malinconicamente carezzandosi il braccio col tatuaggio di mamma Caterina e di Topolino.

7 INSIGNE
Un lampo nel buio della partitaccia dell’Italia. Entra per Immobile (74’) e, tre minuti dopo, su irresistibile azione personale stampa il pallone su un palo. L’Italia non si scuote e va anche sotto. Su un campo di patate la tecnica vince sempre. Impiegato tardi.

Darmian 5
El Shaarawy 5

4 CONTE
Meglio un giorno a Lione che una sera da pecora a Lilla (altro che fiori di lillà). Fallisce al gioco dell’otto.
Schiera otto manovali di rincalzo per far riposare la classe operaia che è andata nel paradiso degli ottavi e dovrà essere fresca, pronta e immacolata (sei diffidati) contro la Spagna.
Impiega tardi Insigne, pane, amore e fantasia, che regala l’unico brivido (palo), affidandosi allo squadrone dei solidi noti. Il suo cemento amato.
Una squadra di panna che era stata molto montata, ma è la squadra-bis. Infinocchiato dall’Irlanda, si prende il verde solitario.
Il Conte di Montetriste. Voleva uno stadio azzurro e si fa verde di bile, il colore degli irlandesi.