Cultura
La Posidonia Oceanica
di a cura di Mario Caruso
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Lucia Mazzella era una direttrice del Laboratorio di Ecologia del Benthos di Ischia e dipendente dalla Stazione Zoologica "Anton Dohrn" di Napoli.
Dohrn era un giovane naturalista prussiano che volle fondare una Stazione di Biologia
marina a Napoli che appariva per posizione geografica e dinamismo culturale, la
sede più adatta nel Mediterraneo.
Così, nacque la costruzione che ospitò e ospita ancora oggi i laboratori e l'acquario.di Napoli.
Quando è nata questa "sezione distaccata" della Stazione napoletana?
La fondazione risale al 1909 ma il laboratorio è stato equipaggiato allo studio del
Benthos negli anni '60.
Che cosa è il Benthos?
È l'insieme degli esseri viventi che popolano il fondo marino o hanno rapporti con
esso. Questi sono tra i principali oggetti dei nostri studi.
La Posidonia Oceanica è, sicuramente, una delle "perle" dei vostri studi, come la
definirebbe in due parole?
Posidonia è un polmone del mare in quanto svolge funzioni insostituibili nei nostri
mari.
Posidonia può qualcosa per l'inquinamento?
Posidonia può essere danneggiata dall'inquinamento ma non può salvare il mare
da problemi a cui solo l'uomo può riparare.
Chi lavora a questi studi?
Ci sono ricercatori ma anche laureandi, collaboratori esterni e lo staff tecnico.
Spesso, si organizzano Simposi, Congressi e Tavole Rotonde alle quali partecipano
studiosi di tutto il mondo; molte sono, inoltre le conferenze e i corsi di ecologia
marina per studenti e neo/aureati.
La Posidonia oceanica
Posidonia è una Fanerogama marina, cioè una pianta superiore appartenente alla
famiglia delle Angiosperme; queste piante presentano molte caratteristiche delle
piante terrestri sia nella riproduzione che nell'aspetto.
Infatti, i fiori sono gli
"strumenti" di riproduzione e in questo primo elemento si può già rintracciare la
differenza dalle alghe e dai vegetali terrestri come le felci.
Nell'aspetto, esse
presentano una struttura di radici, fusto e foglie come le piante terrestri. Sono,
quindi, piante terrestri migrate nel mare.
Come si presenta questa pianta?
La pianta è composta di ciuffi di 6-7 foglie, che, nastriformi e di colore verde
intenso, servono nel processo della fotosintesi. Le foglie, come nelle piante
terrestri, si staccano nel periodo autunnale. Presenta fiori e frutti che sono detti
“olive di mare".
La caratteristica peculiare del fusto consiste nella capacità di accrescersi in
verticale e in orizzontale, ottenendo un rizoma ortotropo o plagiotropo; lo
sviluppo verticale della pianta serve per evitare l'insabbiamento, molto più
semplice con uno sviluppo orizzontale del fusto.
Proprio grazie a questa particolare capacità della pianta, si costituiscono le
matte, un insieme di fusti e radici di piante vecchie, insabbiato, la cui crescita è
legata ai cicli di riproduzione di Posidonia.
In un secolo, si forma un metro di mattes ed è interessante sapere che in alcune località dell’isola, ci sono 4 o 5
metri di mattes.
Posidonia può popolare estese zone del fondo marino formando delle "praterie".
Esse partono da un metro e si possono spingere fino a 40 metri di profondità se le
acque sono limpide.
L'ecosistema Posidonia
È veramente strabiliante il numero di esseri viventi vegetali e animali che possono
popolare un'unica foglia di Posidonia!
Questa fanerogama può ospitare su ogni sua foglia batteri, diatomee, alghe: si
pensi che ci sono alghe che vivono solo sulle foglie di Posidonia.
Grazie ad uno strumento, il M.E.S., il Microscopio Elettronico a Scansione, è stato
possibile esaminare i microrganismi come i batteri e le Diatomee.
C'è una
particolare successione spazio/e della micro e macrof/ora su Posidonia; difatti,
mentre la base, la parte più giovane della pianta, è abitata solo da batteri· e
Diatomee, la parte più vecchia e più alta ospita le Macrofite.
Oltre alla micro e macroflora, gli stessi ciuffi di foglie ospitano anche molti
organismi che possono essere sessi/i, cioè fissati alle foglie o vagili, in movimento
su di esse.
Gli organismi non vivono solo sulle foglie ma possono insediarsi più in profondità nelle matte e più su alla base dei ciuffi, nei fusti o nel sedimento.
Anche per la fauna, ci sono organismi che vivono solo su Posidonia quali la
“
sertularia perpusilla”, “
Aglaophenia harpago” e l’”
Eiectra posidoniae".
Questo Ecosistema è uno dei più estesi e produttivi del Mediterraneo ed ha
raggiunto il suo climax, cioè il suo equilibrio evolutivo che può essere alterato
dall'azione dell'uomo.
Posidonia non è fonte di energia e di vita solo per i pesci, per gli altri
microrganismi e per la flora marina ma è utile anche a noi, direttamente e
indirettamente per il nostro ambiente.
Se ci troviamo su una spiaggia dell'isola d'Ischia, dopo una mareggiata, possiamo
trovarvi ammassi di Posidonia che, grossi e maleodoranti, sono un ostacolo nelle
nostre passeggiate.
Si pensi, però, che questi ammassi difendono le spiagge,
attutendo l'impatto delle onde e venivano utilizzate in diversi modi.
Il detrito serviva nella costruzione e per l'isolamento termico dei tetti, per la confezione di materassi, per l'imballaggio di materiale fragile e come lettiera per il bestiame.
Senza Posidonia, inoltre, morirebbero molti pesci e si estinguerebbero zone sicure
di pesca quali le praterie dove è il successo della pesca è sicuro.
Ma i danni più gravi, forse irreparabili, li subirebbe l'ambiente.
In effetti, le
praterie svolgono un'importantissima azione di stabilizzazione del fondo marino
per la struttura stessa delle piante e ammortizzano l'azione erosiva del mare sulle
coste attraverso le foglie e le matte.
Si è calcolato che un metro di prateria in meno corrisponderebbe a 5-8 metri di
spiaggia consumata dal mare.
Le praterie dell'isola d'Ischia
Dove si trovano queste praterie? Posidonia è la fanerogama endemica del
Mediterraneo ma ha specie sorelle che abitano le coste australiane.
Questi studi sono stati effettuati a Ischia, dove c'è il Laboratorio di Ecologia del
Benthos e dove ci sono ben 16 km di fondo marino coperti di prateria.
Grazie ad un sofisticato strumento, il Sonar a Scansione Laterale, è stato possibile
tracciare una mappa precisa delle praterie esistenti: l'azione di tale strumento è stata complementare all'osservazione diretta effettuata da subacquei con
autorespiratori ad aria.
La più studiata, fra le praterie ischitane è sicuramente quella di Lacco Ameno ma
ciò non sminuisce l'importanza delle altre, utilizzate spesso come termine di
paragone.
Le più importanti sono quella del Castello Aragonese, quella della Punta di San Pancrazio, quella di Punta Imperatore.