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Sanità
La China da mille virtù e dai tanti nomi
di Paola La Nave
La China è un albero che appartiene alla famiglia delle Rubiacee (la stessa cui appartengono, tra le altre, il caffè e la gardenia), originario dell’America del Sud, con rami dalla corteccia gialla o rossa, con foglie ovali, lisce, lanceolate, sostenute da picciolo, con fiori cotonosi e lanosi all’interno.

Secondo la leggenda le proprietà della China vennero scoperte da un soldato spagnolo che, febbricitante e assetato, fu costretto, per dissetarsi, a bere l’acqua torbida di un lago situato nei pressi di Loxa, una località del Perù, nel quale imputridivano alcuni alberi; ebbene, quell’acqua gli procurò una guarigione rapida quanto miracolosa, ed un’analoga buona sorte toccò ai suoi compagni, anch’essi colpiti da febbre, che lo vollero imitare, bevendo quella stessa acqua.

Naturalmente tutti rimasero stupiti da quella strana e misteriosa guarigione collettiva, del tutto inaspettata e la notizia fece , in breve, il giro di tutto il Perù, giungendo sino al palazzo del Vicerè, la cui moglie, contessa di Cinchon, versava in disperate condizioni di salute, in preda alle febbri; la donna stava quasi per passare a miglior vita quando il suo medico, un certo Juan De La Vego, volendo tentare il tutto per tutto per salvare la paziente, decise di somministrarle il miracoloso rimedio che risultò naturalmente efficace e la fece guarire.

La Contessa, perfettamente guarita, nel 1638 fece ritorno in Europa, portando con sé alla corte di Spagna alcuni sacchetti di corteccia di China, che venne perciò conosciuta con il nome di “polvere della Contessa”. In seguito a ciò nel 1649 il generale dell’ordine dei Gesuiti inviò in Perù due padri ad aggiudicarsi il monopolio della nuova sostanza, che avrebbe procurato al suo Ordine una nuova fonte di ricchezza; quindi la China divenne la “polvere dei Gesuiti” e venne venduta a prezzi proibitivi.

Anche in Francia l’uso di questa sostanza era riservato esclusivamente ai nobili ed alle persone facoltose, mentre era sconosciuta al popolo, anche perché non era ancora stata accettata dalla medicina ufficiale. Anzi, il preside della Facoltà di Medicina di Parigi aveva, fin dal 1653, preso ferma posizione contro questa “polvere ignota e indegna d’un nome”, appoggiato dalla maggioranza dei medici del tempo.

Intanto un tale Talbot, semplice empirico Inglese, ex garzone di uno speziale, essendosi “autopromosso” medico, e avendo guarito il re Carlo I d’Inghilterra, fu fatto chiamare alla Corte di Francia e “guarì Mademoiselle dalla febbre quartana e con lei più di cento persone”, come si legge in una lettera scritta nel 1678 dalla principessa Palatina. Questa volta la polvere aveva preso il nome di “rimedio inglese”, dalla nazionalità del furbo e geniale “medico senza laurea”.

Anche Luigi XVI, colpito dalle febbri malariche durante il prosciugamento delle paludi intorno a Versailles, fu curato con l’ormai famoso “rimedio inglese”.
Per dimostrare a Talbot la sua riconoscenza, il re lo nominò cavaliere e comprò il suo “segreto” a caro prezzo, ma il furbo e disonesto medicastro, intascata l’ingente somma del contratto, dimenticò… distrattamente di rivelare la composizione del suo rimedio…

Naturalmente in seguito la china venne abbondantemente studiata da valenti esperti, che chiamarono con il nome definitivo, chinino, la sostanza estratta dalla corteccia dell’albero della China, ed il suo uso divenne noto e accessibile all’intera popolazione europea, salvando milioni di vite.
30/9/2014
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